Almeno la scuola parli in italiano !

di Roberto Olivato

In quest’anno di confusione totale, con mascherine inidonee, tamponi carenti, vaccini a singhiozzo, dove il Covid-19 ci ha invaso anche con un’infinità di termini inglesi smartworking, lookdown, border clouser, pensavamo che almeno la scuola, anche se con Didattica a distanza, potesse essere un punto di riferimento, un’ancora di salvezza, dove almeno lì la chiarezza la facesse da padrona.

Purtroppo nel comunicato stampa inviatoci e che abbiamo pubblicato nella rubrica “scuola”, si annunciava un’iniziativa con la partecipazione di docenti dell’università di Bologna, Macerata, Firenze ed alcuni Istituti toscani fra i quali l’Itis e il Micali di Livorno, Liceo Carducci di Pisa ed altri,.

Da cronisti ci è balzata all’occhio una contraddizione, rappresentata dal titolo della locandina dell’evento “Oltre la DAD promuovere l’autonomia degli studenti per una didattica digitale efficace” ed a quello che è scritto nel comunicato stampa in cui le tematiche che andranno trattate sono scritte in inglese.

Purtroppo lo scopo che si prefigge la manifestazione parte col piede sbagliato, in quanto e non se ne capisce il motivo, l’azione formativa basata su 28 corsi per 5 tematiche, é rigorosamente scritta in inglese.

Forse la giustificazione è da ricercare nel fatto che l’italiano sia ormai un tabù per molti studenti e purtroppo anche per alcuni insegnanti.

Queste le 5 tematiche :

Makers skills: 3D design & printing                                                                                                                                                            Artificial Intelligence & Coding skills
Communication & presentation skills
Video & ebook storytelling
Learning Technologies

Questi titoli troverebbero giustificazione se l’evento fosse stato organizzato da un’università di Oxford, ma non sarebbero mai accettati dall’Accademia della Crusca che, in più di un’occasione, ha raccomandato di utilizzare sempre la lingua italiana al posto delle espressioni anglofone ed almeno la scuola dovrebbe attenersi a questa raccomandazione, anche perché gli studenti italiani leggono mediamente poco e scrivono non troppo bene ( questo quanto riferito da seicento docenti al presidente Mattarella ed al Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca). Imparare l’inglese non è sbagliato, ma utile, necessario e vantaggioso. Però ha poco senso propinare parole in un’altra lingua, quando si conosce e si usa male perfino la propria.