Ireos: Troppi i perché senza risposta

Troppe nubi sulla Ireos, la nuova società subentrata alla Ra.Ri.,  che licenzia due dipendenti. Romiti: c’é di mezzo la salute di decine di famiglie e attività commerciali, il sindaco se c’é batta un colpo. Il link delle vie ed abitazioni presenti nell’area

di Roberto Olivato

Conferenza stampa il 19 febbraio, indetta da Andrea Romiti consigliere comunale di FdI assieme ad Umberto Artz e Walter Terreni del Comitato Livorno nord e due dipendenti Ireos licenziati, rappresentati dall’avv. Carlo Castaldi e legale del Comitato.

L’antefatto è relativo al passaggio dalla ex Ra.Ri  ( Raccolta Rifiuti Industriali ) alla Ireos SpA, nella gestione dell’impianto per trattamento di rifiuti pericolosi e non pericolosi, situato in via dei Fabbri.

Dubbi circa l’operazione di ripartenza di Ireos vennero presentati con una mozione da Romiti, che evidenziava come l’impianto della ex Ra.Ri colpito da procedimento giudiziario della DDA ( Direzione Distrettuale Antimafia ) di Firenze riguardante il traffico ilecito di rifiuti con smaltimento abusivo di circa 200mila tonnellate di tonnellate, non era stato preso in considerazione da Comune e Regione per la nuova Società i cui guadagni, negli anni 2015-2016 ammontarono 24 milioni di Euro con un danno per la Regione di circa 4 milioni di eco-tasse non versate.

Vista l’intricata vicenda ricca di articoli, di normative comunali, provinciali e leggi regionali, nazionali, europee e per non tediare i lettori vediamo se riusciamo a riassumere in poche parole i fatti.

Dopo il passaggio dalla ex Ra.Ri alla Ireos che sembrava essere la panacea di tutti i mali, sono emerse alcune discrasie che hanno portato alla costituzione del Comitato Livorno Nord che reclama il mancato intervento degli Enti preposti, primo fra tutti l’Azienda Usl Toscana Nord Ovest che, senza alcun controllo e senza esprimere alcun parere ma solo col “silenzio assenso”, ha consentito il proseguo dell’iter per l’insediamento della nuova società che continua a minare la salute degli abitanti della zona, come avveniva anche prima con la Ra.Ri.

In poche parole, pur cambiando società, le problematiche sembrano essere le medesime come anche la conseguente minaccia alla salute di chi risiede nell’area di un raggio di 300 metri:

AREA IREOS

L’avvocato Castaldi oltre a rilevare come vi sia una continuità di lavorazione dei rifiuti pericolosi dalla ex Ra.Ri alla Ireos, fra cui radio, mercurio e materiale radioattivo, oltretutto senza che i dipendenti siano dotati di abbigliamento idoneo, perché? Ingiustificato il mancato parere dell’Asl, perché? Anche l’assenza del sindaco in questa vicenda è incomprensibile come insufficiente la sua risposta, legata alla mancata ricezione del documento valutazione integrata impatto ambientale da parte dell’ Asl, perché?

Nel frattempo tutti i 10 dipendenti della ex Ra.Ri sono stati assunti dalla nuova società, compresi due operai affetti da tumore già quando erano in Ra.Ri e che, dopo aver richiesto il Dvr (documento valutazione rischio )relativo al tipo di lavorazione che la Ireos svolgeva e per poter ottenere il riconoscimento della malattia professionale, per tutta risposta sono stati licenziati, quando invece è previsto l’obbligo per l’azienda di presentare tale documento. Perché?

Uno dei due operai colpiti da tumore, presente alla conferenza Fabio Colacello di 48 anni è stato operato di tumore alla gola e ancora in cura, non ha visto riconosciuta la causa di lavoro dall’Inail e pertanto non ha alcun sostentamento.

In tutta la vicenda ha un ruolo anche l’Inail che non ha riconosciuto l’invalidità dei due operai colpiti da tumore, in quanto all’Istituto non è mai stato presentato da parte della Ra.Ri il documento di esposizione dei rischi e pertanto l’Inail non ha riconosciuto il danno conseguente da lavoro.

Tutte domande che attendono una risposta e che non sono quisquilie, perchè si tratta della salute dei cittadini– ha sottolineato Romiti- che devono sapere cosa viene trattato a pochi metri dalle loro abitazioni o attività. Come Fratelli d’Italia proseguiremo in tutte le sedi e con tutti i mezzi, per far luce sulla poco chiara intera vicenda che ripeto, riguarda la salute di decine di famiglie e di operatori presenti in numerose attività. Il sindaco deve richiedere all’Asl il documento che è necessario per bloccare l’entrata in servizio del nuovo impianto.