La Cina attracca nei porti italiani

I Porti Italo-Cinesi  ( Prima puntata )

di Simone Baschiera

La notizia di un nuovo vertice dell’Unione Europea sulla “strategia cino-europea”, ha rispolverato per Taranto e Trieste le dichiarazioni del nostro Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, in occasione dell’International Import-Export di Shangai del novembre 2019, che il porto di Trieste avrebbe firmato un accordo con la China Comunication Costruction Company (CCCC), per investire sul porto giuliano come terminal marittimo della Via della Seta. Tra le righe, qualche osservatore e provocatore di zizzania, riportava la voce che si era sparsa sulla presenza cinese già a Taranto.

In luglio 2020, una personalità politica insospettabile come l’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi, rimarcava che l’Italia per la sua forma geografica allungata in mezzo al Mediterraneo, si presentava come il “Terminal Naturale” delle nuove Vie della Seta verso l’Europa.

Addirittura per Prodi, l’Italia avrebbe dovuto istituire due Autorità Portuali, una del Tirreno e una dell’Adriatico. Per la prima si presentavano belli e accoglienti gli Hub di Livorno e Genova. Napoli, per la sua funzione di porto americano nel Mediterraneo era intoccabile.

Nell’Adriatico l’Hub di Trieste, ben collegato con diverse linee ferroviarie con l’Europa Centrale e balcanica, costituiva l’approdo ideale per navi porta containers, petroliere, gasiere e carichi alla rinfusa; Venezia era il terminal turistico unico al mondo per i cinesi dal tempo di Marco Polo.

Infine Taranto, sbocco al Canale di Suez e ricco di infrastrutture industriali e navali, servite da invidiabili maestranze.

Durante la visita a Roma del Presidente cinese Xi Jinping nel marzo 2019, l’Italia aveva firmato con la Cina 29 accordi sia a livello governativo, sia tra aziende, per un valore di 2,5 miliardi di Euro, ma con un potenziale di oltre 20 miliardi.

Al tempo da parte cinese, vi era stato un interessamento per i porti dell’alto Tirreno, quelli dell’alto Adriatico, e naturalmente Napoli e Taranto. Come si è detto, il porto partenopeo era fuori discussione, possibile quello di Taranto, ma anche questo Hub, come principale base della Marina Militare Italiana, era assolutamente fuori discussione.

Ecco presentarsi, in coda agli accordi italo-cinesi la possibilità per Livorno di offrire l’attracco dei suoi moli storici e del nuovo porto industriale alla Cina.
Qualcuno intravedeva nell’area intrisa d’acqua tra Tombolo e Coltano, un “Camp​ Xi Jinping”, dedicato non alle “signorine” celebrate da Malaparte da Napoli a Livorno con la loro “ricchezza” femminile rivestita da bionde parrucche, ma un interporto commerciale cinese, vasto dal mare sino a Pontedera, lungo lo Scolmatore. ( fine prima parte )