Non si molla l’osso

di Roberto Olivato

Montecitorio col portone chiuso, ma con le sentinelle all’esterno, oltre ad essere stata un’immagine poco edificante per una solida democrazia, chi di dovere è venuto meno alle norme basilari di sicurezza. E’ impensabile lasciare due sentinelle, presenti solo per salutare all’ingresso della Camera le autorità, completamente isolate. Regolamenti militari prevedono che in quel caso anche i due uomini armati davani ad un portone chiuso, andavano fatti rientrare per la loro incolumità. Tale situazione ha dimostrato come sia stato valutato più importante garantire la sicurezza dei Parlamentari, minacciata da chi? Piuttosto che quella di due giovani in armi lasciati isolati. L’ennesima confusione, impreparazione ed irresponsabilità del nascente Governo. Se questi sono i presupposti dell’operatività che ci si attende dal nuovo matrimonio Giallo-Rosso, siamo ridotti male. Anche il cambio di casacca di Conte é stato penoso, per la sua capacità di cambiare l’analisi circa la soluzione di problemi che da quindici mesi già conosceva, come anche il cambio del colore di pelle tanto da far concorrenza a qualsiasi salamandra. Tutto quello che era possbile un anno fa, è diventato per Conte impossibile oggi o quanto meno discutibile. Domani è atteso il voto del Senato che, secondo alcuni analisti, potrebbe portare ad un maggioranza risicata se non ad una sconfitta. In queste ore i galoppini di 5Stelle e Pd stanno trattando, con gli indecisi e riottosi, su assegnazioni di commissioni e sottosegretariati, per portarli a sostenere l’alleanza. Staremo a vedere, certo è che i presupposti non fanno vedere un cielo sereno: concessioni autostrade, Alitalia, infrastrutture, riforma Giustizia, decreto sicurezza bis ecc., sono tutti nodi che prima o poi verrano al pettine. Comunque una cosa é sicura e cioè che questa unione rischierà prima o poi d’implodere, come quella con la Lega, ma con la differenza che al posto del Matteo leghista, il burattinaio del Pd è l’altro Matteo molto più scaltro e capace di tenere in pugno il partito e l’alleanza, lo si è visto sul passo indietro di Zingaretti sulla scelta di andare al voto e l’accettazione di Conte alla Presidenza del Consiglio. Un Matteo Renzi che non arriverà mai staccare la spina,  ora che ha azzannato il cosciotto.