Numero chiuso, ma per chi?

C’é da rimanere allibiti a sentire che c’è voluta una sentenza del Tar del Lazio per dire che, il ricorso di alcuni studenti contrari al numero chiuso in alcune Facoltà é lecito. Quello che stupisce, indigna e disarma non é la sentenza del Tribunale laziale, ma una norma in vigore d’alcuni decenni che impedisce a studenti che vogliano proseguire gli studi dopo il diploma, di potersi realizzare in un dottorato verso il quale riscontrano affinità, predisposizioni e magari capacità innate, a causa di un numero chiuso imposto per legge e che va contro la stessa costituzione come recita l’articolo 34 ” La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.” Basterebbe solo questo articolo per far decadere l’assurda norma che impone il numero chiuso in alcune facoltà. L’eventuale selezione per gli aspiranti medici e ad altre facoltà umanistiche, la dovrebbe fare l’iter degli studi impedendo il fuori corso, tranne in particolari casi di necessità, elevare la media minima di voti per poter proseguire negli esami e quant’altro, ma non certo vietare l’accesso alle facoltà, proprio perché una tale imposizione sarebbe anticostituzionale. Ma di abusi e manipolazioni di articoli costituzionali la nostra classe politica é maestra, basta pensare all’applicazione dell’articolo 69 della nostra costituzione in materia di indennità parlamentari. Nel 1947 , nascita della Costituzione, i costituenti guadagnavano 25 mila lire al mese, più un gettone di presenza da 1.000 lire al giorno (50 euro), che spettava solo quando le commissioni si riunivano in giorni differenti rispetto all’Aula. Vediamo a quanto ammonta l’indennità degli onorevoli dei nostri giorni e da che voci é composta: trattamento economico che non é mai inferiore a € 5200 netti, la diaria € 3500 (quale rimborso spese per il soggiorno a Roma, rimborso spese per esercizio del mandato) circa € 3500 oltre a rimborso spese telefoniche, aeroportuali e sanitarie. Forse sarebbe ora di un numero chiuso parlamentare.

                                                                                                                Roberto Olivato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                             Roberto Olivato