Atto vandalico al Polo culturale Bottini dell’Olio

Il compleanno del Museo macchiato da vernice spray sull’opera dell’artista Ruth Beraha, da parte di uno studente livornese. La dichiarazione della direttrice del musei civici livornesi Paola Tognon

Alla vigilia della festa di primo compleanno del Museo della città-Luogo Pio Arte Contemporanea, nel cuore dell’antico quartiere della Venezia -un evento annunciato con una serie di iniziative culturali, in particolare con l’allestimento di nuove opere e progetti site specific – è accaduto che un giovane studente livornese abbia voluto ricoprire con spray nero un’opera dell’artista milanese Ruth Beraha posta proprio all’ingresso del Polo Culturale. Un’opera sul tema della discriminazione e dell’inclusione. Sia l’artista Beraha, che la direttrice scientifica dei musei civici livornesi Paola Tognon, presenti al momento dell’accaduto si sono soffermate a lungo a confrontarsi con lo studente riconoscendo l’istintività del gesto censorio. Al termine del confronto il giovane ha donato all’artista Ruth il libro di Italo Calvino “Il sentiero dei nidi di ragno” che aveva lasciato appositamente accanto all’opera. Questa la dichiarazione di Paola Tognon, direttrice dei musei civici livornesi: “Ieri pomeriggio domenica 29, abbiamo allestito all’ingresso esterno del Museo della Città- Luogo Pio Arte Contemporanea di Livorno, l’opera di Ruth Beraha “Io non posso entrare” (autoritratto). Una piccola targa in ottone specchiato che reca scritto: vietato l’ingresso agli ebrei e agli omosessuali. Stamane – 30 aprile 2019 – un giovane studente ha voluto interamente coprire con uno spray nero la targa ritenuta offensiva. Ritengo che questa opera di Ruth Beraha- ha proseguito la Tognon- abbia in qualche modo sollecitato solo il primo e forse il più banale dei suoi messaggi, cioè quello di essere una semplice provocazione. Gli intenti di questa opera sono invece quelli di sollecitare una riflessione contro tutti i razzismi e le discriminazioni, quelle del passato, del presente e del futuro. In particolare Ruth Beraha ha scelto di nominare in questo divieto di accesso due categorie la cui discriminazione è tristemente riconosciuta, per questo ancor più efficaci nel porci di fronte a una riflessione più vasta sui razzismi di ieri come purtroppo anche quelli di oggi, dentro e fuori di noi. Il titolo stesso dell’opera: Io non posso entrare (autoritratto)- conclude la direttrice- segnala inoltre in maniera evidente la presa diretta di responsabilità dell’artista: anche Ruth Beraha non avrebbe potuto entrare nel nostro Museo. Scrivo convintamente, oggi ancor più che ieri, che sono orgogliosa che Ruth Beraha sia entrata nel Museo di Livorno e abbia voluto costruire un progetto espositivo site specific che porta un titolo significativo: Non sarai mai solo. Ruth Beraha ha scelto di lasciare la sua opera, la targa, nella sua condizione attuale, annerita e quindi censurata. A monito e con la consapevolezza di una lotta contro ogni discriminazione. Prima la targa di ottone, appositamente specchiato, rifletteva sulla sua superficie i nostri volti e i nostri occhi increduli. Oggi è nera, ma ciò non impedisce completamente, per chi vuole, di leggerne ancora il contenuto”