Al voto! A parole tutti d’accordo ma……

di Roberto Olivato

Avevamo intitolato l’ultimo editoriale Cri SI o Cri NO e analizzavamo la situazione che si sarebbe venuta a creare dopo la volontà espressa da Salvini di uscire dalla maggioranza e le conseguenze che questa mossa avrebbe comportato. A distanza di tre giorni dalla rottura, lo spauracchio delle elezioni anticipate ha messo in moto gli anticorpi partitocratici portando i vari segretari a dichiarare all’unisono di non temere le elezioni, anzi di averle desiderate da tempo e qui casca l’asino, anzi gli asini vista la pluralità dei soggetti. Pur dichiarandosi a favore delle elezioni ognuno tira fuori i suoi distinguo e così i 5Stelle, consci di non aver più i consensi delle ultime politiche, per guadagnare tempo portano in Parlamento la riforma del numero dei parlamentari. Il resuscitato Renzi dice che votare subito é folle, perché conoscendo la realtà frastagliata del Pd giudica un suicidio le elezioni in questo momento. Un salvagente a Di Maio lo getta l’onnipresente Beppe Grillo, pronto a modificare lo statuto pentastellato inserendo la possibilità del secondo mandato. Quindi a questo punto abbiamo un fronte del No alle elezioni 5Stelle/Pd, al quale non potrebbe opporsi il blocco del centrodestra con i suoi 400 parlamentari contro i 485 di Giallo/Rossi che pur non essendo la Roma, come ogni squadra di calcio cercano di fare melina per prendere tempo. Un altro diniego ad elezioni immediate è rappresentato dalla legge di bilancio da presentare a fine settembre, per la quale è preoccupato Mattarella. Insomma lo stacco della spina di Salvini è arrivato fuori tempo massimo, troppo a ridosso della legge di bilancio che vincolerà la scelta del pur paziente Presidente della Repubblica, riguardo a elezioni anticipate. Cosa farà la Lega a questo punto è prematuro sapere, intanto Salvini ha convocato i parlamentari leghisti per domani 12 agosto. Di trabocchetti per procrastinare la data delle elezioni ne sono pronti diversi fra i quali anche la sfiducia a Salvini che in qualità di Ministro dell’Interno non potrebbe gestire le elezioni, sfiducia che si aggiunge a quella che il segretario leghista ha chiesto per Giuseppe Conte e già in questo caso vedremo l’intesa 5Stelle/Pd atta a salvare il primo Ministro che a questo punto potrebbe presentarsi al Quirinale con una nuova maggioranza. Fantapolitica? Forse, ma in sessant’anni ne abbiamo visti di tutti e forse troppi colori. Insomma il caos regna sovrano su tutto e su tutti. Una cosa è certa: l’antisalvinismo, come anni fa l’antiberlusconismo ha ridato ossigeno a Partiti che ormai erano in asfissia di idee, di uomini, di credibilità e soprattutto di elettori. La loro speranza è che posticipando la data delle elezioni, possano nel frattempo rigenerarsi e l’appello di Zingaretti a Renzi, perché rientri nella compagnia, la dice lunga sulla situazione di emergenza del Pd.